Le rassicurazioni del nuovo governo affermano che è loro intenzione dotare la Pubblica Amministrazione delle migliori competenze e favorire un rapido ricambio generazionale che la porti in linea con le esperienze più avanzate realizzate nei paesi nostri concorrenti. Oggi l’età media dei dipendenti pubblici è di 50,7 anni. Il 16,9% del totale ha più di 60 anni, soltanto il 2,9% ne ha meno di 30.
Tra il 2019 e il 2020 la Pubblica Amministrazione ha perso circa 190mila dipendenti. Entro i prossimi tre-quattro anni si prevede l’uscita di altre 300mila persone.
Nel 2021, per la prima volta, ci saranno più pensionati ex dipendenti pubblici (3 milioni) che dipendenti pubblici attivi.
Le amministrazioni più colpite sono le Regioni e gli enti locali.
Le procedure dei concorsi sono ancora lente.
La media dei tempi tra emersione del bisogno ed effettiva assunzione dei vincitori è di oltre 4 anni. In aggiunta, con la pandemia da settembre 2019 a oggi sono state messe a concorso meno di 22mila posizioni lavorative: di questo passo ci vorranno oltre dieci anni per recuperare i posti persi. Le cessazioni delle fasce con maggiore anzianità contribuiscono a elevare la quota dei laureati che, tuttavia, non supera il 40%.
È urgente ripensare profondamente i meccanismi di selezione e reclutamento delle persone, sia sul piano procedurale e organizzativo, che della selezione delle professionalità migliori e più idonee per le esigenze delle amministrazioni. Il punto di partenza è la definizione delle competenze del futuro, intese non solo come conoscenze, ma anche e soprattutto come capacità realizzative, organizzative e manageriali.
La nostra amministrazione dovrà affrontare un percorso ambizioso di transizione digitale e, non solo supportare, ma essere un attore centrale nelle politiche per la transizione ecologica, così come nelle azioni e iniziative per la realizzazione degli investimenti previsti dal PNRR.
Questo richiede l’immissione di profili tecnici (ingegneri, architetti, geologi, chimici, statistici, ecc.), ma anche di competenze gestionali oggi non sufficientemente diffuse (project management, pianificazione, progettazione e controllo, performance e risk management, gestione di risorse umane
e finanziarie, policy design, comunicazione digitale, gestione e rendicontazione dei progetti finanziati a valere sui fondi UE, ecc.) necessarie per mettere a terra i progetti del Piano e garantirne una celere ed efficace attuazione.
Il Governo vuole agire su più piani per:
- riformare i percorsi di accesso, abbandonando il modello dei concorsi centralizzati con graduatorie a scorrimento e durate pluriennali, non compatibili né con le esigenze delle amministrazioni di reclutare persone rapidamente, né soprattutto delle persone di vedere soddisfatte le loro aspettative di avere risposte in tempi veloci e certi, con la garanzia di parità nelle opportunità. I percorsi di selezione saranno resi digitali, trasparenti e meglio focalizzati sulle esigenze e i fabbisogni delle singole amministrazioni centrali e locali, anche mutuando modelli all’avanguardia utilizzati nelle organizzazioni internazionali e facendo confluire gli stessi sul portale unico per il reclutamento, che sarà l’infrastruttura tecnologica di gestione dei concorsi, comprese le singole prove concorsuali e che, in un’ottica di complementarietà, sarà finanziato con le risorse del PON Governance, per consentirne l’immediata operatività dopo l’avvio del PNRR.
In questo percorso, sarà valorizzato il ruolo del Formez, che verrà adeguatamente ristrutturato. È nostra intenzione lavorare in stretto coordinamento con tutte le amministrazioni centrali e locali per definire percorsi aderenti ai loro fabbisogni, dopo una mappatura degli stessi, e in linea con la visione di una amministrazione innovativa e all’avanguardia. In questo senso stiamo già lavorando alla creazione di una banca dati dei fabbisogni, delle competenze e profili del personale, che sia collegata al portale e che consenta di meglio gestire i processi di selezione, ma anche di qualificazione e
riqualificazione delle persone e di mobilità interna ed esterna alla PA.
In aggiunta a tutto ciò, per rafforzare il ricambio generazionale e l’immissione di giovani con nuove competenze si potrebbe ipotizzare un meccanismo volontario di incentivi all’esodo di persone vicine all’età pensionabile e con professionalità non adeguate a cogliere la sfida dell’innovazione tecnologica o non più motivate a rimanere nel settore pubblico;
- introdurre percorsi ad hoc destinati a selezionare i migliori laureati, i profili con le più alte qualifiche (dottorati, ecc.), nonché a favorire, anche attraverso modelli di mobilità innovativi, l’accesso da parte di persone che lavorano nel privato più qualificato, in organizzazioni internazionali, in università straniere o presso soggetti pubblici e privati all’estero. Il nostro obiettivo è che la PA diventi davvero attrattiva per i giovani già qualificati e per i professionisti rispetto al settore privato e rappresenti la prima scelta per i migliori talenti;
prevedere meccanismi di selezione specifici volti a ricercare sul mercato le migliori professionalità tecniche da mettere a disposizione delle amministrazioni per la realizzazione degli investimenti previsti dal PNRR, con l’obiettivo di costituire cluster di persone e/o società di servizi con spiccate competenze specialistiche da far dialogare successivamente in maniera stabile con le amministrazioni. Anche qui introdurremo modalità
innovative che consentano di acquisire le migliori competenze esistenti, in collaborazione con università, ordini professionali e settore privato, in modo non solo di avere a disposizione i tecnici di cui vi è necessità nella realizzazione degli investimenti del PNRR, ma di costruire – o meglio ricostruire – in maniera duratura una capacità tecnica che oggi purtroppo manca nelle amministrazioni, alimentando modelli di esternalizzazione che non consentono la crescita e il radicamento di competenze interne.
L’obiettivo del nuovo governo consiste nel dotare il Paese di una nuova classe dirigente per affrontare le sfide del futuro con competenza, conoscenza, qualità e consentirci di competere ad armi pari sulla scena globale
Sommario
Buona Amministrazione
Per anni l’amministrazione pubblica è stata oggetto di estesi progetti di riforma normativa, la
cui attuazione però è stata, per varie ragioni che sarebbe troppo lungo ripercorrere, spesso carente e nella gran parte dei casi poco efficace. E ciò ha causato un diffuso senso di frustrazione e sfiducia nei destinatari delle riforme, sia all’interno che all’esterno della amministrazione, che hanno dato l’idea di un’amministrazione chiusa all’innovazione e sostanzialmente irriformabile. Oggi vogliamo agire in maniera diversa. Il tempo davanti a noi
non è molto e va impiegato nel modo più produttivo perché i cittadini possano realmente percepire in tempi rapidi gli effetti positivi della nostra azione. È nostra intenzione procedere con azioni mirate:
- partendo da una analisi di quello che ha funzionato delle riforme del passato e va pertanto potenziato e valorizzato: sono molte le buone pratiche diffuse da mettere a fattor comune. Ad esempio, sono confortanti gli ultimi dati sull’utilizzo di servizi digitali. Sono 97 milioni le transazioni sulla piattaforma PagoPA, con un tasso di crescita annuo del 93%, oltre 17,5 milioni di Spid, circa 10 milioni di cittadini che hanno scaricato l’app IO. La diffusione di profili social e delle chat come canali di contatto con i cittadini è ormai capillare e – come testimoniano i dati dell’Osservatorio Digitale (realizzato dall’associazione PAsocial) – il gradimento verso le informazioni ottenute via social e chat
supera l’80%.
Apprezzata è stata anche l’esperienza di Linea Amica, nata per fornire un punto di contatto semplice e trasparente per la PA, che potrebbe ora essere ripensata come un’applicazione user friendly, utilizzabile anche da tablet e telefonini. Sicuramente positive diverse innovazioni normative. Si pensi a quelle temporaneamente introdotte dal DL n. 76/2020, che andranno prorogate, in materia di danno erariale, documentazione antimafia, conferenza di servizi veloce, deliberazioni societarie finalizzate all’aumento di capitale, per citarne alcune. Così come andrà estesa l’efficacia di alcuni istituti che hanno ben funzionato, come la Scia, da potenziare attraverso un’attività sistematica di ricognizione e semplificazione delle procedure per eliminare
le autorizzazioni non necessarie e reingegnerizzare i processi in funzione dei principi di liberalizzazione e di digitalizzazione.
UN NUOVO ALFABETO PER LA PA
individuando le parti non state attuate per attuarle, se necessario, integrarle o sostituirle. Si pensi alle misure in materia di trasparenza totale, performance partecipata dal cittadino, cittadinanza digitale (diritti del cittadino al tracciamento delle pratiche e alla verifica da remoto), premialità dei dipendenti pubblici non piatta ma legata ai risultati. Strumenti che per varie ragioni sono stati attuati poco o male e che avrebbero invece potuto produrre effetti utili.
Occorre ripensare, anche nella prospettiva di semplificazione, gli obblighi informativi a carico delle PA, spesso assolti come meri adempimenti attraverso strumenti diversi e poco coordinati, che non hanno prodotto un reale valore aggiunto, ma piuttosto opacità. Allo stesso modo
andrebbe assicurata la piena effettività dei principi di semplificazione, dal silenzio-assenso alla completa decertificazione (principio Once Only) da garantire attraverso la piena interoperabilità delle banche dati pubbliche e le numerose disposizioni in materia di riduzione e certezza dei tempi di conclusione delle procedure – e, soprattutto, verificando, con specifico riferimento agli investimenti previsti dal PNRR, i colli di bottiglia che rischiano di inficiarne l’attuazione per agire chirurgicamente e rimuoverli in maniera definitiva.
Stiamo già lavorando a un primo provvedimento di semplificazioni che ci consenta di rispondere rapidamente ai rilievi della Commissione europea, liberando i processi di quei vincoli e limiti che rischiano di non farci raggiungere gli obiettivi del PNRR. In particolare, tra i nodi ineludibili da affrontare vi sono l’accelerazione della valutazione di impatto ambientale per i progetti del PNRR e del PNIEC (Piano per l’Energia e il Clima), le modifiche della disciplina edilizia che agevolino l’utilizzo del superbonus del 110% e, più in generale, la rigenerazione urbana, e le ulteriori semplificazioni necessarie per accelerare la realizzazione della banda ultra larga e la transizione digitale.
A tal fine, occorre sviluppare appieno le potenzialità dell’Agenda per la semplificazione 2020- 2023, che definisce in stretta collaborazione con Regioni, Anci e associazioni imprenditoriali azioni, risultati attesi, responsabilità e cronoprogrammi per l’attuazione delle politiche di semplificazione, che aggiorneremo ora in relazione ai nuovi indirizzi programmatici e al PNRR. In questo sarà essenziale non solo la collaborazione con tutti i Ministeri interessati, ma anche e soprattutto con il Parlamento, le amministrazioni regionali e locali, gli stakeholder.
Le osservazioni e i rilievi che verranno dalle Commissioni parlamentari saranno per noi essenziali per meglio focalizzare i nostri interventi rispetto alle necessità del Paese. Per il successo di questa operazione è essenziale riconoscere le differenze di vincoli, bisogni e successi delle diverse amministrazioni pubbliche.
La formazione dei dipendenti pubblici
Visto l’insuccesso e il non investimento nella formazione pubblica è intenzione del governo ribaltare questa tendenza e investire in maniera significativa sulla qualificazione e riqualificazione delle persone (upskill e reskill). A partire dalle competenze tecnico-specialistiche, ma soprattutto da quelle gestionali, organizzative, relazionali (leadership, approccio per obiettivi, problem-solving, digitale). Le profonde trasformazioni del lavoro, i processi di innovazione, la sempre maggiore interdipendenza tra paesi richiedono agilità culturale, capacità di adattamento e di assecondare le trasformazioni e una continua riqualificazione delle persone.
Per raggiungere questi obiettivi utilizzeremo una varietà di strumenti, a partire dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione, che sarà oggetto di un rafforzamento e di accordi di collaborazione con le migliori università e business school italiane e straniere. L’obiettivo è una razionalizzazione complessiva della formazione svolta nella PA e un suo deciso upgrade.
La capacità di formare e riqualificare sarà cruciale per la mobilità sia interna alle amministrazioni centrali e locali, che esterna. Intendiamo, accrescere l’osmosi con il settore privato per favorire scambi di competenze e conoscenze, che a livello internazionale, attraverso periodi di lavoro presso organizzazioni europee e internazionali o amministrazioni di eccellenza di paesi stranieri.
La mobilità sarà considerata essenziale ai fini dei percorsi di carriera.
Un ruolo importante dovranno assumere i sistemi di valutazione, necessari non solo per la gestione e lo sviluppo delle risorse umane, ma anche per individuare eventuali gap da colmare attraverso percorsi formativi.
A tal fine saranno progettati “syllabus” di competenze trasversali alle amministrazioni, a partire dai quali dovrà essere definita l’attività formativa, previo assessment delle competenze dei singoli, da realizzare su piattaforme nazionali.
Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione
La PA va ripensata in chiave digitale, il che richiede non una semplice traduzione delle prassi e modalità operative da analogiche a digitali, ma una reingegnerizzazione dei processi e dei procedimenti amministrativi, una ridefinizione dei termini e delle modalità di interazione tra persone e con tutti gli stakeholder.
La collaborazione con il Ministro per l’Innovazione e la Transizione Digitale sarà cruciale per raggiungere l’obiettivo di un profondo ripensamento delle modalità attraverso le quali la PA agisce e si relaziona con i cittadini e con le imprese. La trasformazione del Paese passa da un profondo percorso di innovazione del settore pubblico. Tutte le politiche andranno indirizzate in questa direzione: la domanda pubblica, la selezione delle persone, la definizione delle competenze, l’interazione con il cittadino e le imprese.
Non c’è vera semplificazione e reale efficienza ed effettività delle politiche pubbliche se non si innovano profondamente le modalità di azione e non si utilizzano in maniera corretta e ambiziosa le tecnologie.
Una PA “nativa digitale” non può più essere soltanto una dichiarazione di principio reiterata nei documenti programmatici: deve diventare realtà, anche per assicurare, attraverso un uso intelligente e diffuso delle tecnologie, l’accesso ai servizi a tutti i cittadini, superando così disuguaglianze sociali e territoriali e non lasciare nessuno indietro.
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
E’ ora di innovare facendo tesoro dell’esperienza maturata in questo anno difficile, che ci ha permesso di utilizzare le tecnologie, il lavoro a distanza, il digitale, tracciando un percorso che porti a rendere strutturale questi cambiamenti.
Il lavoro da remoto praticato durante la fase emergenziale ha costituto, da più punti di vista, un importante fattore di accelerazione, in termini di sviluppo delle competenze individuali dei dipendenti pubblici, digitalizzazione, ecc. Superata la fase emergenziale sarà necessario programmare e gestire tale modalità di organizzazione del lavoro – che può produrre impatti significativi anche per il perseguimento di altre politiche pubbliche –
in maniera efficace e sostenibile.
Allo stesso tempo dobbiamo immaginare nuovi modi attraverso i quali favorire una sempre maggiore interazione tra le diverse amministrazioni e con il privato