Smart WORKING nel pubblico impiego

Il lavoro smart coniuga i tempi con la vita privata consentendo al dipendente pubblico di prestare la sua attività anche da casa. Secondo il Politecnico di Milano i dipendenti pubblici che usufruiscono dello smart working sono il 7% dei lavoratori tra quadri e dirigenti e peraltro risultano più soddisfatti rispetto agli impiegati statali che non hanno la fortuna di usufruirne.

La direttiva 3/2017 del Ministro Madia – Dal telelavoro allo “smart working”

Il Ministro Madia con la direttiva n. 3 del 2017 fornisce una serie di indirizzi per l’attuazione dello smart working nel pubblico impiego

“penso che un lavoro più flessibile possa migliorare la qualità dei servizi ai cittadini, favorire il superamento della cultura della procedura e l’affermazione della cultura dell’obiettivo e del risultato, per i cittadini e per tutto il Paese”. Marianna Madia!

Le Amministrazioni pubbliche, nei limiti delle risorse di bilancio disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adottino misure organizzative volte a:

— fissare obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro;

— sperimentare, anche al fine di tutelare le cure parentali, nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa, il cosiddetto lavoro agile o smart working.

Le finalità sottese sono quelle dell’introduzione di nuove modalità di organizzazione del lavoro basate sull’utilizzo della flessibilità lavorativa, sulla valutazione per obiettivi e la rilevazione dei bisogni del personale dipendente, anche alla luce delle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

A questo riguardo assumono rilievo le politiche di ciascuna amministrazione in merito a: valorizzazione delle risorse umane e razionalizzazione delle risorse strumentali disponibili nell’ottica di una maggiore produttività ed efficienza; responsabilizzazione del personale dirigente e non; riprogettazione dello spazio di lavoro; promozione e più ampia diffusione dell’utilizzo delle tecnologie digitali; rafforzamento dei sistemi di misurazione e valutazione delle performance; agevolazione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Le misure da adottare devono permettere, entro tre anni, ad almeno il 10 per cento dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi delle nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa, garantendo che i dipendenti che se ne avvalgono non subiscano penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera.

Si prevede, inoltre, che l’adozione delle misure organizzative e il raggiungimento degli obiettivi sopra descritti costituiscano oggetto di valutazione nell’ambito dei percorsi di misurazione della performance organizzativa e individuale all’interno delle amministrazioni pubbliche. Le amministrazioni dovranno verificare l’impatto delle misure organizzative adottate in tema di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti sull’efficacia e sull’efficienza dell’azione amministrativa, nonché sulla qualità dei servizi erogati.

Nel contesto della promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, le Amministrazioni pubbliche, nei limiti delle risorse di bilancio disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, procedono, a stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell’infanzia e a organizzare, anche attraverso accordi con altre Amministrazioni pubbliche, servizi di supporto alla genitorialità, durante i periodi di chiusura scolastica.

Le linee guida inserite direttiva n. 3/2017 del Ministro Madia, contengono indicazioni inerenti l’organizzazione del lavoro e la gestione del personale per promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, favorire il benessere organizzativo e assicurare l’esercizio dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. La direttiva mira a introdurre nella Pubblica Amministrazione il concetto di lavoro “agile”, definito come “approccio innovativo all’organizzazione del lavoro che si caratterizza per flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari di lavoro e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.

Certamente una delle principali sfide dell’introduzione dello smart working nelle Pubbliche Amministrazioni è il cambiamento della cultura organizzativa. L’idea parte dal presupposto che le nuove tecnologie di produzione di tipo digitale consentano di superare il concetto della “timbratura del cartellino” e della “presenza fisica” in ufficio e quindi di una prestazione lavorativa svolta in una sede e in un orario di lavoro definiti. Un’attenta analisi porta a rilevare come molte attività lavorative possano essere svolte al di fuori della propria sede lavorativa e in orari non necessariamente prestabiliti.

I presupposti affinchétali attività possano essere organizzate attraverso la logica dello smart working sono vari:

a) una cultura manageriale e modelli organizzativi fondati sulla nozione di processi e indicatori, ovvero sulla programmazione e perseguimento di obiettivi e quindi sulla misurazione dei risultati piuttosto che sul numero di ore lavorate;

b) una maggiore autonomia e capacità decisionale unite a flessibilità riconosciuta ai lavoratori, sviluppando negli stessi una responsabilità di risultato piuttosto che di mera prestazione, nonché una maggiore motivazione tenuto conto anche degli effetti sul work-life balance:

c) relazioni professionali fondate sulla fiducia e sulla gestione intellislemi del lavoro, stimolando comportamenti virtuosi e favorendo uno spir: di collaborazione e valorizzazione dei talenti;

d) massima comunicazione e condivisione delle informazioni e dei sistemi tecnologici ed organizzativi che privilegiano, secondo la logica sharing economy, , l’accesso agli strumenti piuttosto che la titolare della postazione di lavoro o l’assegnazione della scrivania fissa, arrivando a superare l’identificazione della sede di lavoro con gli spa messi a disposizione dal datore di lavoro;

e) miglioramento dei servizi, incremento della produttività, maggiore benessere organizzativo e riduzione dei costi. Partendo dai presupposti sopra individuati ciascuna amministrazione potrà definire progetti di smart working partendo da una mappatura dei processi e dalla focalizzazione delle attività connesse distinguendole in base alle caratteristiche loro e al grado di mobilità.

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