E’ previsto dall’articolo 118-ter – decreto legge 34/2020 che gli enti territoriali possono stabilire una riduzione fino al 20 per cento delle aliquote e delle tariffe delle proprie entrate tributarie e patrimoniali, applicabile a condizione che il soggetto passivo obbligato provveda ad adempiere mediante autorizzazione permanente all’addebito diretto del pagamento su conto corrente bancario o postale.
La norma, che attribuisce ai Comuni una mera possibilità e non un obbligo, potrebbe trovare già applicazione da quest’anno, posto che il Comune può modificare i propri regolamenti e le delibere tributarie entro il prossimo 30 settembre. Lo sconto non potrà trovare applicazione per l’Imu, perché la normativa prevede un’unica modalità di versamento, ovvero l’uso esclusivo del modello F/24.
Quindi dal prossimo anno sarà possibile pagare l’Imu anche mediante il sistema PagoPa, ma occorre aspettare l’emanazione di un decreto ministeriale, che doveva essere adottato entro il 30 giugno scorso e che ad oggi non è però ancora stato emanato.
Inoltre, con riferimento alla Tari si presentano seri nodi interpretativi, perché occorre capire se la riduzione concessa rientra tra quelle riduzioni generiche/atipiche che devono essere finanziate dal bilancio comunale, oppure se può essere considerata come un «onere» della riscossione, da inserire nel Piano economico finanziario e quindi da porre a carico di tutti gli altri contribuenti.
Appare sconsigliato per gli enti locali pagare i tributi minori con addebiti in conto corrente per
gli importi come la pubblicità e le occupazioni temporanee, anche considerando che forse dall’anno prossimo questi tributi saranno sostituiti dal canone unico patrimoniale e dal canone mercatale.