Il PNRR, Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza, rappresenta un’occasione da sfruttare appieno, perché unica e probabilmente irripetibile, per dare nuova linfa e modernizzare la macchina burocratica nazionale.
Piccoli Comuni e amministrazioni periferiche sono spesso alle prese con bilanci comunali in sofferenza, proprio perché ogni giorno devono combattere con svariati problemi di natura finanziaria, crisi sociali, emergenze naturali e molto altro.
Bruxelles ha dettato degli obiettivi strategici e ha messo a disposizione risorse ingenti, per fornire a tutte la PA gli strumenti in grado di migliorare, velocizzare e digitalizzare l’organizzazione, la gestione e il governo di ogni singolo Ente.
Si parla di somme veramente importanti, circa 66 miliardi di euro, pari a un terzo del totale dei fondi previsti dal Piano, riservati a investimenti affidati alla gestione dei territori ma anche ulteriori 113 miliardi provenienti dal programma React-EU (9 mld), dai Fondi strutturali europei (54 mld) e dal Fondo di sviluppo e coesione (58 mld).
Una grande novità che accompagna questo intervento è che non si limita erogare finanziamenti basati su progetti e proposte, ma è compreso un sistema di guida che vuole accompagnare, spingere e armonizzare le amministrazioni verso il raggiungimento di obiettivi ambiziosi e rivoluzionari.
Per questo il Governo ha deciso di inserire diverse opportunità e forme di supporto mai attuati in precedenza. Per la prima volta, sono stati previsti e concretamente attuati degli interventi normativi specifici per superare le rigide regole della burocrazia, derogare ai vincoli della spendig-review, semplificare i meccanismi di realizzazione dei lavori e delle infrastrutture, e rimuovere i vincoli che troppo spesso ostacolano la strada del cambiamento.
Altra importante novità è quella del superamento della logica di competizione tra gli Enti, infatti non sarà il Comune più bravo o quello più veloce nel click day a ricevere il finanziamento; per questo sono state previste risorse per tutti coloro che ne facciano richiesta e che si impegnino concretamente a modernizzare la propria macchina organizzativa secondo i principi elencati in documenti strategici, come ad esempio il Piano ICT e la Strategia Italia 2026.
Un esempio di novità assoluta è quello che riguarda le risorse umane, perché come si è già visto non sono sufficienti i soli contributi di tipo economico e finanziario ma sono al contrario necessari interventi in grado di cambiare radicalmente il modo di agire e di elaborare strategie nell’apparato burocratico; così è stata introdotta la possibilità per tutte le PA di assumere personale nuovo, qualificato, motivato e soprattutto orientato verso le nuove tecnologie e capaci di operare nei nuovi settori emergenti.
Quindi il Comune avrà in dotazione non solo le solite figure tradizionali impiegate nei canonici ambiti contabili, amministrativi e tecnici, bensì potrà attingere a figure professionali nuove quali project manager, professionisti del digitale, analisti dei dati, esperti nei meccanismi di transizione.
Questa opportunità è prevista non solo per i grandi Comuni, ma anche per sostenere quelli piccoli al di sotto dei 5000 abitanti, la norma è contenuta nell’art. 31-bis del decreto-legge 152/2021 approvato con modifiche in Parlamento e permette alle pubbliche amministrazioni di assumere ulteriore personale a tempo determinato al solo scopo di realizzare i progetti previsti dal PNRR, rendicontando le spese direttamente nei progetti, grazie anche a quanto previsto all’articolo 1 del decreto-legge n. 80/2021 sul rafforzamento della capacità amministrativa.