No allo straordinario durante lo smart working o lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni

Le persone costituiscono la più importante risorsa delle organizzazioni, senza di loro le organizzazioni non possono raggiungere i loro obiettivi.

Per questo motivi i dipendenti pubblici all’interno delle organizzazioni vanno valorizzate e motivate perchè possono fare la differenza in termini di livello di raggiungimento dei risultati attesi. E’ fondamentale e importante sviluppare tra i membri delle organizzazioni amministrative, enti locali, ministeri, scuola ecc, senso di appartenenza e una forte motivazione all’attività svolta.

Anche il concetto di flessibilità nei pubblici uffici va rivisto, il Coronavirus ha dato una mano in questo a tutti i dipendenti pubblici in quanto ha obbligato il datore di lavoro ad attuare forme di impiego pubblico agili, smart.

Bene, in ambito economico la flessibilità è rappresentata dalla capacità della P.A. di adattarsi ai mutamenti della realtà – in ambito lavorativo invece va intesa come una deregolamentazione del mercato del lavoro perché riduce i vincoli assunti dalle pubbliche amministrazioni nei confronti dei dipendenti e limita la tutela del posto di lavoro.

La flessibilità va intesa in termini di orario, sede di lavoro e mansioni, disponibilità, rispetto delle esigenze e richieste dell’amministrazione. In Italia la flessibilità sul posto di lavoro è stata introdotta dalla legge Treu del 1997 con il lavoro interinale e la successiva legge Biagi del 2003.

E’ l’articolo 36 del decreto legislativo numero 165 del 2001 modificato dal d.lgs. n. 75/2017 che consente espressamente alle pubbliche amministrazioni, compresi gli enti locali, di ricorrere a forme contrattuali flessibili di assunzione del personale

Anche il ministro Madia sul telelavoro ha osservato che un lavoro flessibile posso migliorare la qualità dei servizi ai cittadini, favorire il superamento della cultura della procedura e l’affermazione della cultura dell’obiettivo e del risultato. Il lavoro smart è quello che riesce a coniugare i tempi con la vita pratica consentendo al dipendente di prestare la sua attività anche da casa.

In pratica già del 2017, due anni fa, le amministrazioni pubbliche nei limiti delle risorse di bilancio disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, potevano adottare misure organizzate volte a fissare obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro, sperimentare anche al fine di tutelare le cure parentali, nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa volte all’introduzione dello smart working.

Dal 2017 ad oggi, prima del Coronavirus, sono pochissime le amministrazioni pubbliche che hanno dato attuazione allo smart working, nonostante le risorse in bilancio. Addirittura in tante amministrazioni, come i Comuni, nel bilancio non hanno neanche previsto tale obiettivo inteso come impegno da spesa da utilizzare per il lavoro agile. Un vero peccato, considerato che oggi grazie Covid 19 le amministrazioni, per garantire la salute pubblica, sono state costrette a farlo.

Che dire un altro fallimento amministrativo, miracolato da una pandemia con l’attuazione costretta, per fortuna aggiungo del telelavoro.

Durante lo smart working naturalmente lo straordinario non è previsto.

Assumono rilievo le politiche di ciascuna amministrazione in merito a valorizzazione delle risorse umane e razionalizzazione delle risorse strumentali disponibili nell’ottica di una maggiore produttività ed efficienza, responsabilizzazione del personale dirigente e non, riprogettazione dello spazio lavoro e promozione e diffusione sempre più ampia dell’utilizzo delle tecnologie.

Il lavoro agile sin dal 2017 è un approccio innovativo all’organizzazione del lavoro che si caratterizza per la flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari di lavoro e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.

Ormai le nuove tecnologie di produzione consentono di superare il concetto della timbratura del cartellino e della presenza fisica in ufficio e quindi di una prestazione lavorativa svolta in una sede e in orario di lavoro definiti.

Infatti un’attenta analisi, rileva come molte attività delle pubbliche amministrazioni, indipendentemente dal Coronavirus, possono essere svolte al di fuori della propria sede di lavoro e in orari non necessariamente prestabiliti.

Sta ai direttori generali, ai segretari comunali, ai dirigenti soprattutto attuare lo smart working

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