Forse non si ricorda che i tagli partono dal lontano 1995 dove con la riforma Dini, il Governo ha ridotto proporzionalmente gli assegni all’entità dei redditi conseguiti per attività lavorativa sia essa autonoma che dipendente.
Poi, nel caso l’invalido continuasse a lavorare percependo una somma superiore a quattro volte il trattamento minimo Inps si vedrà decurtare la pensione del 25%. Se il suo reddito del diversamente abile supera cinque volte l’ammontare annuo del minimo, il taglio è della metà (50%).
Quando viene corrisposto l’assegno di invalidità?
In sostanza l’assegno di invalidità viene corrisposto:
- nella misura al75% del suo ammontare, nel caso in cui il titolare consegua redditi da lavoro d’importo annuo superiore ai 26.676.52 (anno 2019).
- nella misura ridotta al 50% del suo ammontare, nel caso in cui il titolare consegua redditi da lavoro superiori a 33.345,65 euro.
Cosa succede se l’invalido non cessa il lavoro e riceve anche l’assegno?
Succede che la riduzione dell’assegno si cumula all’applicazione delle norme sul cumulo e, in conseguenza, l’invalido oltre a vedersi ridotta la pensione cui avrebbe diritto può restituire parte dell’assegno. Attenzione allora. Ovviamente l’incumulabilità opera sull’importo dell’assegno ridotto, sempre che sia di ammontare superiore al trattamento minimo.