Se un dipendente pubblico ha partecipato ad un avviso di mobilità indetto da altro ente, nel momento in cui dovrà fare la prova-colloquio che giorno di permesso potrà usufruire?
Sul tema è intervenuto l’Aran e qualche sentenza.
Da quanto si comprende pare che per l’Aran la mobilità tra dipendenti pubblici non rientra in un vero e proprio concorso, ma in para concorso. (?)
Al riguardo, appare opportuno sottolineare che la natura delle procedure che gli enti attivano a vantaggio del solo personale già in servizio nella pubblica amministrazione, al fine di selezionare quanti siano interessati ad un passaggio – temporaneo o definitivo – nei propri organici, non appare assimilabile a quella delle procedure selettive di tipo concorsuale né ad un esame.
Si ritiene, pertanto, che l’esigenza di assentarsi per svolgere un colloquio o una prova di idoneità in relazione ad una procedura finalizzata all’attivazione di un comando o di una mobilità non rientri tra quelle che il CCNL sottoscritto il 12/2/2018 ha inteso tutelare con l’istituto di cui all’art. 31, comma 1, lett. a).
La fattispecie può comunque essere ricondotta a quella del permesso retribuito per motivi personali ai sensi dell’art. 32 del richiamato CCNL.
Mi permetto di esprimere il mio disappunto sul parere rilasciato dall’Aran, per la seguente motivazione.
Se il pubblicato impiegato al colloquio non viene ammesso perchè ritenuto non idoneo, vuol dire che il colloquio medesimo non è una formalità bensì una prova concorsuale a tutti gli effetti, ragion per cui non superando la prova perde la chance di mobilitarsi presso un altro ente pubblico a cui aspirava.
Pertanto seguendo questa ratio il dipendente pubblico oltre a vedersi perdere la mobilità si brucia anche uno dei 3 giorni annui di permesso retribuito: in conclusione a mio parere invece, e contrariamente a quanto previsto dall’Aran, in tali occasioni gli enti dovrebbero consentire al proprio dipendente di usufruire di uno degli otto giorni previsti per partecipare ad un concorso pubblico – a parte il fatto che la parola “paraconcorsuale” è inventata e poi ogni Comune in sostanza fa quel che vuole.