Il senso della norma era buono ma l’effetto è inversamente proporzionale o sperequativo.
La legge regionale da lunedì obbliga gli enti locali ad attingere «prioritariamente» dalle graduatorie dei concorsi pubblici banditi dalla stessa Regione, in cui ci sono migliaia di idonei.
Tuttavia succede che diversi Comuni stanno congelando le assunzioni, in attesa di capire cosa succederà.
Uno dei punti su cui si discute è la possibile incostituzionalità della normativa infatti proprio la Consulta ha più volte affermato che le Regioni non hanno potestà in materia di pubblico impiego (l’ordinamento civile è riservato allo Stato), e del resto anche l’ufficio legislativo del Consiglio regionale aveva espresso enormi dubbi sulla formulazione della norma poi approvata con voto unanime da maggioranza e opposizione: la Regione non si è limitata a rivolgersi alle proprie società controllate, ma pretende infatti di imporre per legge le proprie graduatorie non solo alle amministrazioni locali, ma persino a scuole, Università e Camere di commercio.
È dunque ipotizzabile l’impugnazione da parte del Governo, anche perché molte di quelle amministrazioni applicano un contratto collettivo diverso da quello degli enti locali e mai potrebbero assumere dalle graduatorie regionali.