Come e perché nasce il PNRR: il piano nazionale di ripresa di resilienza?

Il 2020 è stato un anno particolare tra:

La Commissione europea, il Parlamento europeo e i leader dell’UE, hanno concordato un piano di ripresa che aiuterà l’Unione europea a riparare i danni economici e sociali causati dall’emergenza sanitaria da coronavirus e contribuire a gettare le basi per rendere le economie e le società dei paesi
europei più sostenibili, resilienti e preparate alle sfide e alle opportunità della transizione ecologica e digitale: un investimento sul futuro dell’Europa e degli Stati membri per ripartire dopo l’emergenza Covid-19.

Con l’avvio del periodo di programmazione 2021-2027 e il potenziamento mirato del bilancio a lungo termine dell’UE, l’attenzione è posta sulla nuova politica di coesione e sullo strumento finanziario denominato Next Generation EU.


Il Next Generation EU prevede per gli Stati membri una dotazione complessiva sino a € 750 md. (€ 360 md sotto forma di prestiti e € 390 md in trasferimenti).

L’intera iniziativa della Commissione europea è strutturata su tre
pilastri:
▪ Sostegno agli Stati membri per investimenti e riforme
▪ Rilanciare l’economia dell’UE incentivando l’investimento privato
▪ Trarre insegnamento dalla crisi


In questo contesto si inserisce Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, lo strumento che traccia gli obiettivi, le riforme e gli investimenti che l’Italia intende realizzare grazie all’utilizzo dei fondi
europei di Next Generation EU, per attenuare l’impatto economico e sociale della pandemia e rendere l’Italia un Paese più equo, verde e inclusivo, con un’economia più competitiva, dinamica e innovativa.

Un insieme di azioni e interventi disegnati per superare l’impatto economico e sociale della pandemia e costruire un’Italia nuova, dotandola degli strumenti necessari per affrontare le sfide ambientali, tecnologiche e sociali di oggi e di domani.

Che cos’è il PNRR


Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è lo strumento che traccia gli obiettivi, le riforme e gli investimenti che l’Italia intende realizzare grazie all’utilizzo dei fondi europei di Next Generation EU, per attenuare l’impatto economico e sociale della pandemia e rendere l’Italia un Paese più equo, verde e inclusivo, con un’economia più competitiva, dinamica e innovativa.

Un insieme di azioni e interventi disegnati per superare l’impatto economico e sociale della pandemia e costruire un’Italia nuova, dotandola degli strumenti necessari per affrontare le sfide ambientali, tecnologiche e sociali di oggi e di domani.


Il Piano si articola in 6 Missioni, che rappresentano le aree “tematiche” strutturali di intervento.

Il 5 maggio 2021 è stato pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) trasmesso dal governo italiano alla Commissione europea dal titolo “Italia domani” dal valore complessivo di 235 miliardi di euro tra risorse europee e Nazionali.

Il 22 giugno 2021 la Commissione europea ha pubblicato la proposta di decisione di esecuzione del Consiglio, fornendo una valutazione globalmente positiva del PNRR italiano.

La proposta è accompagnata da una dettagliata analisi del Piano (documento di lavoro della Commissione) – la Commissione europea approva il Piano per la Ripresa e la Resilienza dell’Italia da 191,5 miliardi di euro.

Il 13 luglio 2021 il PNRR dell’Italia è stato definitivamente approvato con Decisione di esecuzione del Consiglio, che ha recepito la proposta della Commissione europea.

Alla Decisione è allegato un corposo allegato (in lingua italiana) con cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si lega l’assegnazione delle risorse su base semestrale. PNRR, via libera dell’Ecofin al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Recovery Plan post-pandemico europeo “Next Generation EU”, compreso quello italiano.

Come sta andando il PNNR?

Il PNRR ha creato aspettative verso una moltitudine di stakeholder che devono essere garantite con il massimo sforzo L’avvio è stato entusiasmante ma il PNRR è dinamico ed impegnativo.

L’accelerazione della fase attuativa deve resistere a fino al 2026.
Il 37% delle risorse del PNRR italiano sarà allocato alla transizione ecologica.

Il principio guida per il sostegno agli investimenti sostenibili è il principio DNSH – Do Not Significant Harm (Principio di non arrecare danni significativi).

Molte banche già offrono prestiti ponte che hanno l’obiettivo di anticipare finanziamenti alle
imprese beneficiarie dei fondi del PNRR per compensare i tempi della burocrazia.

Cosa si intende per principio Do No Significant Harm (DNSH)

Il principio Do No Significant Harm (DNSH) prevede che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino nessun danno significativo all’ambiente: questo principio è fondamentale per accedere ai finanziamenti del RRF.

Inoltre, i piani devono includere interventi che concorrono per il 37% delle risorse alla transizione ecologica.

Il principio DNSH si basa su quanto specificato nella “Tassonomia per la finanza sostenibile”, adottata per promuovere gli investimenti del settore privato in progetti verdi e sostenibili nonché contribuire a realizzare gli obiettivi del Green Deal.

I Criteri del DNSH


Il Regolamento individua sei criteri per determinare come ogni attività economica contribuisca in
modo sostanziale alla tutela dell’ecosistema, senza arrecare danno a nessuno degli obiettivi
ambientali

  1. Mitigazione dei cambiamenti climatici: Un’attività economica non deve portare a significative emissioni di gas serra (GHG).
  2. Adattamento ai cambiamenti climatici: Un’attività economica non deve determinare un maggiore impatto negativo al clima attuale e futuro, sull’attività stessa o sulle persone, sulla natura o sui beni.
  3. Uso sostenibile delle risorse idriche e marine: Un’attività economica non deve essere dannosa per il buono stato dei corpi idrici (superficiali, sotterranei o marini) e determinare il deterioramento qualitativo o la riduzione del potenziale ecologico.
  4. Transizione verso un’economia circolare: Un’attività economica non deve portare a significative inefficienze nell’utilizzo di materiali recuperati o riciclati, ad incrementi nell’uso diretto o indiretto di risorse naturali, all’incremento significativo di rifiuti, al loro incenerimento o smaltimento, causando danni ambientali significativi a lungo termine.
  5. Prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’acqua dell’aria e del suolo: Un’attività
    economica non deve determinare un aumento delle emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo.
  6. Protezione e ripristino delle biodiversità e della salute degli eco sistemi: Un’attività economica non deve essere dannosa per le buone condizioni e resilienza degli ecosistemi o per lo stato di conservazione degli habitat e delle specie, comprese quelle di interesse per l’Unione.