Il percorso di digitalizzazione non può prescindere dal passaggio al Cloud First: è fondamentale per le stesse amministrazioni ribaltare la logica del servizio cloud sui servizi sviluppati ed erogati dalle stesse PA stabilendo adeguati livelli di servizio per i cittadini e le imprese.
In sinergia con la strategia di Cloud Enablement per la migrazione dell’esistente, il principio Cloud First nasce con l’obiettivo di adottare il modello Cloud della PA da subito per tutte le nuove iniziative che le PA intendono avviare.
Servizi pubblici basati sul modello Cloud della PA garantiscono ai cittadini maggiore affidabilità, sicurezza e rispetto della privacy. Sono servizi progettati in maniera innovativa che consentono economie di scala e favoriscono una riqualificazione della spesa pubblica.
L’adesione al modello Cloud della PA assicura alle amministrazioni la possibilità di erogare servizi digitali con alti standard di sicurezza e affidabilità, oltre che architetture informatiche avanzate per il pieno controllo nella gestione dei dati, così come definito nel programma di abilitazione al cloud.
Per realizzare il percorso di trasformazione e abilitazione al cloud il programma prevede due componenti:
- un kit che raccoglie metodologie, strumenti e buone pratiche e fornisce alle amministrazioni indicazioni per elaborare una propria strategia di migrazione dei servizi verso il cloud;
- un framework che descrive il modello organizzativo delle unità operative (unità di controllo, unità di esecuzione e centri di competenza) che eseguiranno il programma di abilitazione
Le componenti sono sviluppate in collaborazione con le amministrazioni in maniera interattiva attraverso sperimentazioni e progetti pilota. Il programma di abilitazione viene proposto ai tecnici, agli esperti informatici e ai responsabili della transizione al digitale, ma anche a chiunque sia coinvolto nella
gestione di servizi esistenti e/o nella definizione e progettazione di nuovi servizi della Pubblica Amministrazione.
Per migrare al cloud, tutte le Pubbliche Amministrazioni interessate devono classificare i propri dati, determinando l’impatto che un’eventuale compromissione avrebbe sulla sicurezza nazionale.
I dati in possesso delle PA possono essere:
- strategici, se impattano la sicurezza nazionale;
- critici, quando impattano funzioni rilevanti per la società come la salute, la sicurezza e il benessere economico e sociale del Paese;
- ordinari, se non provocano l’interruzione di servizi essenziali o rilevanti dello Stato.
Per la digitalizzazione dei servizi pubblici, l’obiettivo dell’UE è di garantire che entro il 2030 la vita democratica e i servizi pubblici online siano completamente accessibili a tutti, comprese le persone con disabilità.
Si tratta di realizzare un ambiente digitale che fornisca strumenti facili da usare, efficienti e personalizzati con elevati standard di sicurezza e privacy. Inoltre, garantire il voto elettronico incoraggerebbe una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
Ecco, in sintesi, gli obiettivi da raggiungere entro il 2030:
- servizi pubblici fondamentali: 100% online
- sanità online: cartelle cliniche disponibili al 100%
- identità digitale: 80% cittadini che utilizzano l’ID digitale.
Sanità digitale
Il Ministero della Salute, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Garante per la protezione dei dati personali, Strutture curanti (pubbliche o private) sono gli attori principali per una PA sempre più digitale anche nel campo della sanità.
La Strategia per la crescita digitale e il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione hanno definito la azioni di intervento dedicate all’ecosistema della sanità digitale e le principali soluzioni finalizzate a migliorare i servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, migliorare il rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, ridurre le differenze tra i territori.
All’interno del Piano Triennale, per l’Ecosistema Sanità, sono stati evidenziati tre progetti a titolo esemplificativo:
- Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), come esempio di infrastruttura abilitante;
- Centro unico di prenotazione (CUP), come esempio di semplificazione dell’interazione tra la Pubblica Amministrazione e il cittadino;
- Telemedicina, come esempio del rapporto con il territorio.
Fascicolo sanitario elettronico
È lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare, consultare e condividere la propria storia sanitaria. La norma stabilisce che l’infrastruttura del [1]FSE gestisca l’insieme dei dati e dei documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi riguardanti l’assistito.
Centro unico di prenotazione (CUP)
Per Centro Unificato di Prenotazione (CUP) si intende il sistema centralizzato informatizzato di prenotazione delle prestazioni sanitarie, deputato a gestire l’intera offerta (SSN, regime convenzionato, intramoenia, ecc.) con efficienza, strutturando in modo organizzato l’attività delle unità eroganti per ciò che attiene l’erogazione delle prestazioni, interfacciandosi a questo scopo con le diverse procedure di gestione dell’erogazione, degli accessi e delle relative informazioni, supportando modalità di programmazione dell’offerta e comunicazione ai cittadini.
È il sistema centralizzato informatizzato per la prenotazione unificata delle prestazioni, per favorire l’accessibilità dell’assistenza e la riduzione dei tempi di attesa.
Tale Sistema consente di facilitare l’accesso alle prestazioni sanitarie e di monitorare la domanda e l’offerta complessiva, attraverso idonei strumenti di analisi, che forniscano informazioni rilevanti ai fini del governo delle liste di attesa.
Esistono numerose e variegate modalità di classificare i Sistemi CUP esistenti, considerando tanto l’ambito territoriale di riferimento, quanto l’insieme delle risorse sanitarie gestite (sia in termini quantitativi – numerosità di prestazioni e agende – sia in termini qualitativi – tipologia di prestazioni e d’accesso – 1° e 2° livello), nonché il regime di erogazione (Servizio Sanitario Nazionale, intramoenia, ecc.), ed altre ancora.
Distinguiamo il CUP Aziendale e Interaziendale, secondo le seguenti definizioni:
- CUP Aziendale: inteso come Sistema CUP specifico di una singola Azienda Sanitaria pubblica, indifferentemente che si tratti di un’AO, o di una ASL/AUSL, o altro. Quello che conta è l’unicità dell’ambito di applicazione (anche se all’interno di una ASL o di una Azienda Ospedaliera vi possono essere un numero considerevole di strutture erogatrici, punti di prenotazione, ecc.) del Sistema CUP, quale tratto peculiare;
- CUP Interaziendale: dove i soggetti o i sistemi autonomi che entrano in relazione sono più di uno e si accrescono ulteriormente le complessità organizzative, in termini di coerenza interna al Sistema CUP ed interazione con gli applicativi gestionali delle singole Aziende, ma dove esistono anche, data la più vasta concentrazione delle risorse impiegate o disponibili, possibilità e resistenze diverse di evoluzione del Sistema CUP, rispetto tanto al prodotto informatico quanto al modello organizzativo implementato.
Telemedicina
È il progetto per offrire servizi che migliorino la fruibilità delle cure, dei servizi di diagnosi e della consulenza medica a distanza, oltre al costante monitoraggio di parametri vitali.
La rilevanza della Telemedicina e il suo impatto sulla società e sulla salute sono riconosciuti a livello internazionale.
La Comunicazione della Commissione Europea COM(2008)689 recante “Telemedicina a beneficio dei pazienti, dei sistemi sanitari e della società”, emanata dalla Commissione europea il 4 novembre 2008, è finalizzata a sostenere gli Stati membri nella realizzazione, su larga scala, di servizi di Telemedicina attraverso specifiche iniziative quali: creare fiducia nei servizi di Telemedicina, favorirne l’accettazione, apportare chiarezza giuridica, risolvere i problemi tecnici ed agevolare lo sviluppo del mercato.
Tessera sanitaria
La Tessera sanitaria (TS) abilita all’accesso delle prestazioni sanitarie erogate dal SSN su tutto il territorio nazionale ed è Tessera di assicurazione malattia ai fini del riconoscimento dell’assistenza sanitaria nei Paesi UE, oltre a fungere da codice fiscale.
Ricette digitali
Le ricette digitali costituiscono un processo verso la completa dematerializzazione delle prescrizioni farmaceutiche e specialistiche cartacee, sostituendole con gli equivalenti documenti digitali, su tutto il territorio nazionale.
Tuttavia vi è nell’ultimo periodo, da parte del Governo Meloni un’inversione di tendenza, infatti le ricette dei farmaci inviate via mail e per messaggio, se non vengono rinnovate nel prossimo gennaio 2023 non potranno più circolare perché scade la norma introdotta con la pandemia da Covid, che rendeva possibile l’invio delle prescrizioni farmaceutiche anche a distanza: infatti i dottori stanno denunciando il problema all’attuale Ministro della Salute, Orazio Schillaci chiedendo la proroga, oltre la scadenza del 31 dicembre 2022, dell’utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per un anno.
Dematerializzazione dei referti medici e delle cartelle cliniche
La dematerializzazione dei referti medici e delle cartelle cliniche è un processo che ha come obiettivo la creazione di un flusso di documenti digitali aventi pieno valore giuridico che porterà alla sostituzione di tutti gli equivalenti cartacei, allo scopo migliorare i servizi ai cittadini.
In questo contesto sono state redatte le “Linee guida per la Dematerializzazione del Consenso Informato in Diagnostica per Immagini”, redatte in collaborazione con la Società italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM).